San Romualdo di Ravenna

San Romualdo, il fondatore dell'ordine camaldolese

San Romualdo nasce a Ravenna intorno all’anno 952. Figlio del conte Sergio degli Onesti, è il rampollo di una illustre famiglia locale. San Pier Damiani, che qualche anno più tardi ne scriverà la biografia, ci racconta di quanto fosse poco interessato agli affari di famiglia, e per questo venisse biasimato dal padre. In certe attitudini del santo, l’autore coglie già le premesse della sua vicenda. Per esempio racconta di quando, durante una battuta di caccia, i luoghi incantevoli e incontaminati del bosco avessero acceso in lui il desiderio di potervisi ritirare in solitudine. San Pier Damiani racconta, quindi, la vicenda che determinerà la svolta nella vita del santo. Suo malgrado, infatti, San Romualdo assiste ad un omicidio: il padre, il conte Sergio degli Onesti, uccide a duello un parente. Per non aver impedito quel tragico incontro, Romualdo si sente profondamente colpevole, e per questo si ritira in penitenza presso il monastero di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna.

In quel periodo di profonda prostrazione, egli si intrattiene spesso a colloquio con un converso, che lo esorta a prendere l’abito monastico. Ma egli non si decide, nemmeno dopo aver assistito all’apparizione di Sant’Apollinare, così come racconta San Pier Damiani. Solo qualche tempo più tardi, mentre era in preghiera, il suo cuore viene infiammato dall’amore divino, e con slancio decide di farsi monaco. Resterà nel monastero di Classe per tre anni.

Tacente lingua et predicante vita

SAN PIER DAMIANI

In seguito trascorrerà un periodo nella laguna veneziana, e quindi in Catalogna, per poi tornare a Ravenna. Lascerà nuovamente la città natale per volgere a sud, a Montecassino e quindi a Roma. In questo periodo San Romualdo raccoglie attorno a sé un gruppo di discepoli, fra cui anche alcuni dignitari della corte imperiale di Ottone III. Bruno di Querfurt sarà uno di di questi. Di nobile stirpe, sarà uno dei più noti missionari tedeschi presso i popoli slavi. Divenuto seguace di San Romualdo, raggiunge Ravenna assieme al santo e ad altri discepoli. Il gruppo di eremiti si stabilisce per qualche tempo al Pereo, una zona a nord della città. Poi San Romualdo lascerà l’Italia alla volta dell’Istria, per farvi ritorno qualche anno più tardi.

Secondo la Vita Romualdi di San Pier Damiani, sarà questa la fase più prolifica del santo, il momento in cui la sua attività di riformatore della vita eremitica toccherà il culmine. Sono anni in cui in molti cercano un riparo dal rumore del mondo, ritirandosi nelle campagne e soprattutto nelle zone dell’Appennino. Per la maggior parte di questi sarà la prima esperienza di vita ascetica. San Romualdo darà loro una regola.

La fondazione dell’eremo di Camaldoli è l’ultimo atto dell’opera del santo. Avviene intorno al 1023. San Pier Damiani non ne parla nella Vita Romualdi, in quanto al suo tempo doveva trattarsi ancora di una comunità modesta e di poca rilevanza. Solo più tardi, nel 1080, sarà Rodolfo, il quarto priore dell’eremo, a raccontare i dettagli della fondazione nelle sue Consuetudini.

San Romualdo si ritira, infine, presso l’eremo di Valdicastro, nelle Marche, dove concluderà la sua esistenza. Verrà tumulato in questo luogo intorno al 1027. Il suo sepolcro diviene presto meta di folle di fedeli e pellegrini. Le sue spoglie rimangono a Valdicastro fino al 1480, quando vengono trafugate da un paio di monaci provenienti dal monastero di Sant’Apollinare in Classe. Recuperati nei pressi di Iesi, i resti del santo vengono recuperati e trasferiti nella chiesa camaldolese di San Biagio a Fabriano, oggi Chiesa dei SS. Biagio e Romualdo, dove si trovano tuttora.

 

 

Contattami per organizzare la tua visita a Ravenna.