La zona “dantesca” a Ravenna

Dante Alighieri a Ravenna

A Ravenna, ogni settembre, una serie di eventi celebrano Dante Alighieri, che qui in città morì e fu sepolto nel 1321.

Nel 1921, in occasione delle celebrazioni del sesto centenario dalla morte, venne inaugurata l’adiacente Basilica di S. Francesco – ove si erano tenute le esequie del poeta – dopo il restauro a cui venne sottoposta nei tre anni precedenti, che la spogliò della sua veste tardo barocca. L’idea fu promossa in particolare da Don Giovanni Mesini, appassionato studioso di Dante, con l’intenzione di riscoprire l’aspetto che la chiesa doveva avere nel Trecento al tempo del soggiorno del poeta.

Questo fu l’inizio di una serie di interventi nell’area che oggi conosciamo come zona dantesca o del silenzio, che coinvolsero alcuni dei luoghi e degli edifici che idealmente abbracciano il sepolcro di Dante Alighieri.

Il silenzio è la più profonda espressione della venerazione

CORRADO RICCI
 

Fra gli edifici coinvolti negli interventi ci fu il Palazzo della Provincia, edificato negli anni Venti del Novecento, insistendo sul palazzo settecentesco appartenuto ai conti Rasponi. L’edificio, che aveva ospitato un albergo alla fine dell’Ottocento – il lussuoso Hotel Byron – venne acquistato nel 1918  dal Partito Socialista, divenendo la sede della Federazione delle Cooperative. Il palazzo fu oggetto di un assalto squadrista nel 1922, quando venne dato alle fiamme e distrutto.
Immediatamente ci si pose il problema della sua ricostruzione. Il progetto venne commissionato all’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata, che si affidò a uno stile neo-medievale, proseguendo nel rievocare, attraverso l’architettura, la Ravenna di Dante.

Prese poi forma anche l’idea di fare di tutta l’area una “zona di rispetto”. In occasione dell’inaugurazione dei lavori, Corrado Ricci, primo Soprintendente ai Monumenti di Ravenna, intellettuale e storico dell’arte, pronunciò il seguente discorso: “Oggi finalmente […] si inaugurano i lavori destinati ad allontanare i rumori del traffico dal sepolcro ove Dante riposa; non lavori di inutile pompa ma di reverente devozione; […] che mai, o signori, le parole ‘zona di rispetto’ ebbero più preciso significato ed applicazione, perché zona di rispetto suona ad un tempo zona di silenzio, ed il silenzio è la più profonda espressione della venerazione”.

 

 

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